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Assistenza domiciliare o in strutture protette?

Girano su FB da un po’ di tempo dei post che cercano di diffondere e promuovere un clima socio-politico favorevole alla diminuzione delle risorse da destinare alle strutture residenziali per anziani e disabili in genere per sostenere invece l’assistenza domiciliare.

I promotori di questa campagna sostengono che favorire la permanenza dell’anziano parzialmente o totalmente autosufficiente nel proprio habitat familiare da una parte lo aiuterebbe “a stare meglio” e dall’altra permetterebbe alla istituzione pubblica un significativo risparmio economico.

Quando si parla di persone bisognose di assistenza continua, e quindi soggetti passivi, è necessario tener conto di alcuni aspetti non secondari che in estrema sintesi cercheremo di evidenziare;

  • nella Media Valle del Tevere la popolazione over 65 è pari al 25%, e questa percentuale è destinata a crescere come di conseguenza sono destinate a crescere le risorse che l’istituzione pubblica e il privato dovranno investire per governare questa nuova emergenza;
  • le reti familiari, che hanno garantito nei decenni passati una vecchiaia serena ai nostri nonni/genitori all’interno del proprio habitat, in gran parte non esistono più;
  • non tutti i nostri anziani/disabili si trovano nella stessa condizione, sociale ed economica; c’è quello che vive isolato, perché  abita in campagna o perché i figli/nipoti sono lontano; ci sono quelli che non hanno la possibilità economica di pagarsi le spese di gestione della loro abitazione e nello stesso tempo farsi assistere h 24; o che, pur avendo disponibilità economica, non vorrebbero passare il loro ultimo periodo di vita in compagnia di una badante che parla a stento l’italiano.   La “demenza senile” si combatte con la socializzazione, l’aggregazione e l’apprendimento attivo; difficile combatterla se l’anziano rimane “chiuso” nel proprio habitat.

Condividiamo la prassi che la scelta deve essere fatta dalla persona anziana/disabile: se questa non vuole lasciare la propria casa va aiutata a farlo.  Ben venga quindi che l’istituzione pubblica investa in questo senso, ma ciò sia fatto senza penalizzare gli altri servizi, anche se più costosi; affrontare questo tipo di problematiche in termini solo economici è di principio sbagliato e nel tempo controproducente.

NO pertanto a campagne a favore di un servizio per sfavorirne un altro;  chi possiede le chiavi decisionali deve avere la capacità di mettere in campo la più ampia gamma di soluzioni possibili, in modo che il nostro anziano/disabile possa trovare quella più rispondente alle sue necessità.

E’ un suo e nostro diritto.

 

Giovanni Marcacci

Presidente Fondazione Comunità Marscianese onlus


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